Maß und Wert
Titolo: Maß und Wert. Zweimonatsschrift für freie deutsche Kultur.
Periodo di pubblicazione:annata 1 (1937/38), n. 1 (settembre-ottobre) – annata 3 (1939/40), n. 5/6 (settembre-ottobre-novembre)
Luogo di pubblicazione:Zurigo
Editore:Thomas Mann e Konrad Falke
Redattore capo:Ferdinand Lion fino al n. 6, annata 2, (1938/39); Golo Mann e Emil Oprecht dal n. 1, annata 3, (1939/40)
Collaboratori più importanti:Ernst Bloch, Bruno Frank, Annette Kolb, Hans Mayer, Alexander Mitscherlich, René Schickele, Berthold Viertel, Ernst Weiss
Casa editrice: Oprecht, Zurigo
Cadenza: Bimestrale
Reprint: vol. 1 1937/38-vol 3 1939/40, Kraus 1970, Nendeln/Liechtenstein
Nel
febbraio del 1937 la vedova di un industriale lussemburghese, Aline
Mayrisch de St. Hubert, d’accordo con l’editore Emil Oprecht di Zurigo,
si offre di finanziare una rivista dell’emigrazione tedesca, proponendo
Ferdinand Lion come redattore capo. A Thomas Mann viene offerto il
ruolo di editore, insieme allo scrittore svizzero Konrad Falke,
aggregato per evitare – anche per timore delle autorità svizzere – che
la rivista diventi un mero organo dell’emigrazione. Thomas Mann
accoglie l’invito, con l’intenzione di combattere per via giornalistica
la «barbarie» – contro la quale si è schierato pubblicamente soltanto
da circa un anno. L’intenzione è di protestare evitando ogni
riferimento alle questioni politiche concrete – sia che riguardino gli
eventi interni alla Germania, sia che tocchino le divisioni nel campo
degli esiliati –, per concentrarsi su una «freie deutsche Kultur»,
intesa come pubblico privilegiato e come obiettivo.
Per la rivista viene scelto il titolo Maß und Wert (Misura e valore),
concetti che Thomas Mann considera criteri di un’arte autonoma, come
spiega nella «Premessa» al num. I, 1 (pp. 1-16). L’arte di cui parla
Mann rappresenta un «tradizionalismo rivoluzionario» (p. 2),
espressione paradossale che rimanda al nocciolo del progetto
politico-culturale manniano di rinnovamento dello spirito tedesco
tramite la tradizione, con particolare riferimento a Goethe – la
rivista pubblicherà lunghi brani del romanzo «Lotte in Weimar», che
Mann sta scrivendo proprio in questo periodo.
Rifiutando
di curarsi dei dibattiti, delle polemiche e delle lotte in atto nel
mondo culturale dell’esilio, la rivista si dedica soprattutto al
saggismo filosofico-letterario, con una certa inclinazione per «le
faccende fuori luogo, esoteriche e occasionali» (Walter, 538). Vengono
pubblicati saggi, spesso piuttosto corposi, di natura storica,
sociologica, estetica e addirittura scientifica, in genere attinenti a
una sfera piuttosto astratta, solo raramente più orientati verso le
condizioni concrete in cui versa il mondo. Soprattutto per i primi due
anni, sotto la redazione di Lion, sono molti i saggi che trattano temi
stravaganti come «Limiti spaziali e temporali dell’individuo», «Il
sogno creativo», «L’indeterminazione della fisica quantica» o «L’opera
lirica ha ancora un senso oggi?». Le opere letterarie pubblicate, tolto
il già citato Lotte in Weimar di
Mann e poche altre cose, appartengono ad autori di scarso rilievo, come
Felix Braun, Friederike Manner o Eduard Saenger; Döblin, Heinrich e
Klaus Mann o Hermann Kesten sono presenti solo con recensioni o saggi,
ma non con opere letterarie. Autori come Broch, Musil Werfel o René
Schickele, che pure sarebbero stati perfettamente adeguati alle
premesse della rivista (e infatti non sono pressoché presenti in
riviste del campo del Volksfront, comeInternationale Literatur e Das Wort) non vengono ‘coltivati’, e di loro ci sono al massimo cose molto.
Anche
le recensioni mostrano lo scarso o nullo interesse per le correnti
culturali dell’esilio, tanto che in realtà sono meglio rappresentati
gli autori rimasti in Germania e quelli di altre letterature; di
Jean-Paul Sartre viene pubblicato per esempio il racconto “Il muro”.
Le
18, ponderose uscite della rivista (ca. 150 pagine a numero)
testimoniano già nella loro forma esteriore il tradizionalismo che la
ispira. Ferdinand Lion ha affermato retrospettivamente: «non faceva
nulla per essere attraente; al contrario della letteratura della
Repubblica di Weimar evitava i virtuosismi e i lustrini; era rigida,
austera (detto fra noi: qua e là era piuttosto noiosa)» (Lion, Maß und Wert,
p. 38). Accanto a contributi saggistici o letterari, spesso voluminosi,
nella rubrica «Kritik» trovavano spazio recensioni di opere letterarie,
soprattutto dell’esilio; nella rubrica «Glossen» venivano invece
trattati temi politici attuali. Nell’ultima annata le «Glossen» furono
sostituite dalla rubrica «Zeitfragen», e il sottotitolo
«Zweimonatsschrift für freie deutsche Kultur» abbreviato in
«Zweimonatsschrift», per indicare l’intenzione di un maggior
coinvolgimento politico.
Le
tensioni fra Ferdinand Lion e Thomas Mann portano alla sostituzione del
primo con Golo Mann, che sarà redattore capo della rivista per tutta
l’ultima annata; la rivista acquista allora un profilo più definito, e
minore è l’impressione di eterogeneità nella scelta dei contributi.
L’ultimo numero di Maß und Wert esce
nell’autunno 1940, redatto dal solo Emil Oprecht con l’aiuto di Hans
Mayer; Golo Mann è andato in Francia per entrare nell’esercito o
diventare autista nella Croce Rossa. Oprecht continuerebbe volentieri
la pubblicazione, ma Thomas Mann, con una lettera dagli Stati Uniti,
dove si è trasferito nel 1938, si appella alle difficoltà finanziarie
della rivista, in realtà non proprio insostenibili, per concludere
l’esperienza. In realtà Mann, dal suo esilio statunitense, sente di non
poter avere il polso della situazione europea e avverte anche
l’inadeguatezza della rivista così com’è a porsi come strumento per
combattere il fascismo in tempo di guerra.