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Erica Pedrettti

Erika Schefter nasce il 25 settembre 1930 a Šternberk, una cittadina della Cecoslovacchia, ma già durante l'infanzia e la prima adolescenza la famiglia cambia più volte residenza, non solo all'interno del territorio cecoslovacco ma anche in quello tedesco. Le ragioni di questo continuo peregrinare risiedono nel coinvolgimento politico, di chiaro orientamento antifascista, del padre di Erika, Hermann Heinrich Schefter. Alla sua attività d'imprenditore della seta, Erik Schefter affianca, durante la guerra, quella di giornalista e di autore di testi teatrali nei quali manifesta tutte le sue tendenze rivoluzionarie ed antifasciste e a causa dei quali viene condannato a un periodo di reclusione. All'indomani della scarcerazione l'intera famiglia Schefter è costretta a emigrare e, nel 1945, si stabilisce in Svizzera, a St. Margrethen.
Nel 1946 Erika s'iscrive alla École des Beaux-Arts di Zurigo. Il suo percorso di studi termina nel 1950. All'Accademia incontra Gian Pedretti, artista a sua volta e figlio di una nota famiglia di artisti. La loro storia d'amore sopravvive a un periodo di lontananza forzata, poiché nel 1950, a causa della scadenza del permesso di soggiorno in Svizzera, l'intera famiglia Schefter si vede costretta a emigrare, questa volta cercando rifugio in America, una terra da cui Erika farà ritorno due anni più tardi, nel 1952, lo stesso anno in cui sposa Gian Pedretti. Durante il soggiorno americano la scrittrice riesce a mantenersi lavorando come orafa e sfruttando, in questo modo, le sue qualità e abilità artistiche e artigianali.
A partire dal 1970, Erika affianca alla sua attività di artista figurativa una capacità e passione per la scrittura e proprio da quello stesso anno i suoi testi cominciano ad essere pubblicati. Il successo letterario corre quindi parallelo a quello conseguito con le sue opere figurative: Harmloses, bitte, il romanzo d'esordio, affronta il tema della guerra e tratteggia le peregrinazioni in terre e lingue diverse e raccogliendo lungo il percorso frammenti di vita e ricordi.
I coniugi Pedretti vivono nel cantone di Endandina, nella città di Celerina, fino al 1974, dedicandosi al loro atelier. Nello stesso anno si trasferiscono a La Neuveville, dove restano sino al 1985, quando la casa-atelier sul Bielersee, che loro stessi hanno progettato, viene completata e li accoglie, in compagnia dei cinque figli.
Il percorso di Erika Petretti nel campo delle arti plastiche comincia a connotarsi in modo positivo già a partire dal 1976, quando le sue opere vengono esposte sia in mostre singole che in mostre collettive.
Numerosi sono i suoi soggiorni di studio e ricerca e all'estero: nel 1971 è a Londra, nel 1988 a Roma, ospite dell'Istituto Svizzero, nel 1989 è a Washington, nel 1994 a New York. Nel 1996, presso l'Università di Vienna tiene una serie di lezioni di poetica dal titolo Schauen und Schreiben, durante le quali riflette sul rapporto tra percezione visiva e scrittura.
Nel 1984 l'autrice viene insignita del prestigioso premio Ingeborg-Bachmann per il testo Das Modell und sein Maler (poi pubblicato con il titolo di Valerie oder Das unerzogene Auge). Nel romanzo si narra dell'amore tra il pittore Franz e la modella Valerie e allo stesso tempo dell'amore sconfinato che Franz nutre per la sua professione di artista. Il premio Marie-Luise-Kaschnitz del 1996 riconosce il valore del romanzo Engste Heimat, denso di rimandi autobiografici: la protagonista del romanzo fa ritorno alla piccola cittadella morava in cui è nata e i ricordi d'infanzia legati a quel luogo sono sconvolti dalle trasformazioni che il territorio ha subito, sia nel suo aspetto esteriore che nella conformazione culturale, sociale e politica, e si vede costretta molto presto a lasciarlo nuovamente.
Tra gli importanti riconoscimenti assegnati alla scrittrice, va ricordato il premio letterario attribuito dal cantone di Berna, del quale Pedretti è stata insignita ben due volte, la prima nel 1990 e la seconda nel 2010, in seguito alla pubblicazione delle memorie autobiografiche raccolte con il titolo Fremd genug.

 

Opere

Harmloses, bitte, romanzo, 1970
Die drei Soldaten, racconto con illustrazioni, 1971
Heiliger Sebastian, romanzo, 1973
Veränderung, romanzo, 1977 (dal 1985 in tascabile con il titolo Die Zertrümmerung von dem Kind Karl und anderen Personen)
Das Modell und sein Maler, racconto, 1984
Sonnenaufgänge, Sonnenuntergänge. Erzählungen, racconti, 1984
Mal laut und falsch singen, racconto in immagini, 1986
Valerie oder Das unerzogene Auge, romanzo, 1986
Engste Heimat, romanzo, 1995
So war es. So war es nicht, testo in forma di dialogo, 2000
Kuckuckskind oder Was ich ihr unbedingt noch sagen wollte, romanzo, 1998
Heute. Ein Tagebuch, diario, 2001
Onkel Hans, racconto, 2002
Von Hinrichtungen & Heiligen, testi e immagini, 2001
Szenenwechsel. Tagebuchblätter, appunti dal diario, 2000
Schauen / Schreiben. Wie kommt das Bild zur Sprache?, lezioni di poetica, 1996
Fremd genug, raccolta autobiografica, 2009
Badekur, audiolibro, 2010 (apparso in forma radiofonica già nel 1970, presso la DRS)

 

Bibliografia (scelta)

Burkhard, Marianne, Gauging Existential Space. The Emergence of Women Writers in Switzerland, in «World Literature Today», 55, 4, Autumn 1981, pp.607-613.
Camartin, Iso, Die andere Heimat. Das Geflecht der Erinnerung in Erica Pedrettis Prosa, in «NZZ», 16. November 1999.
Glajar, Valentina, Narrating History and Subjectivity. „Vergangenheitsbewältigung" in Erica Pedretti's „Engste Heimat" (1995), in V. Glajar, The German Legacy in East Central Europe. As Recorded in Recent German Language Literature, Rochester NY, Camden House, 2004, pp.72-114.
Ecker, Gisela, Der andere Blick. Erica Pedrettis Roman „Valerie oder das unerzogene Auge", in S. Weigel (Hg.): Leib- und Bildraum. Lektüren nach Benjamin, Köln/Weimar/Wien, Böhlau, 1992, pp.77-99.
Kronawitter-Rintelen, Edith, Schreiben, Um sich zu verteidigen, in «Süddeutsche Zeitung», 2./3. Februar 1985.
Langer, Norbert, „Phantomschmerzen" - Zum literarischen Werk Erica Pedrettis, in «Sudetenland»,1, 1985, pp.13-20.
Norbert Langer, Wo ist meine Heimat? Oder wo meine Heimat ist. Essay zu Erica Pedrettis Roman „Engste Heimat", in «Sudetenland», 4, 1996, pp.410-412.
Pulver, Elsbeth, Hommage à Erica Pedretti, in E. Pulver, Tagebuch mit Büchern. Essays zur Gegenwartsliteratur, Zürich, Pano Verlag, 2005, pp.170-176.
Šebestová, Irena, Die Fremde in der Fremde. Zur künstlerischen Identität im Schaffen von Erica Pedretti, Frankfurt am Main, Peter Lang, 2008.
Sert, Gülperi, Formen des Selbstbewußtseins der Frau in den Romanen von Erica Pedretti, Barbara Frischmuth und Adalet Agaoglu, Phil. Diss. (Masch.), Ege Universität, 1991.
Lucy Topol'ská, Erica Pedretti und ihr Roman vom Erinnern und Vergessen, in Topol'ská L./L. Václavek (Hg.), Beiträge zur deutschsprachigen Literatur in Tschechien, Olomouc, UP, 2000, pp.207-210.
Utz, Peter, Rosen für Valerie, in «Schweizer Monatshefte» 36, 1986, pp.443-446.
Gerda Zeltner, Erica Pedretti, in G. Zeltner, Das Ich ohne Gewähr. Gegenwartsautoren aus der Schweiz, Frankfurt am Main, Suhrkamp, 1980, pp.101-123.

 

Sitografia (scelta)

http://www.annelisezwez.ch/?c=articles/649.php
http://www.drs.ch/www/de/drs/sendungen/hoerspiel-drs-2/2668.sh10091935.html
http://www.videoportal.sf.tv
http://www.culturactif.ch/entretiens/pedretti.htm
http://www.badische-zeitung.de/literatur-1/etwas-der-wirklichkeit-aehnliches-zustande-bringen--37278461.html
http://www.buchstart.ch/de/autoren/Pedretti_Erica/647.html
http://www.literaturkritik.de/public/rezension.php?rez_id=71
http://www.drs.ch/www/de/drs/sendungen/reflexe/2741.sh10121712.html
http://www.pwf.cz/cz/archiv-autoru/erica-pedretti/

 

(foto: http://www.frauenraum.ch/reitschule/frauenag/wortraum_19032006.htm)

 

Scheda a cura di Stefania De Lucia